Una giornata particolare

I repubblicani dalla parte degli ebrei e di Israele

Questo appena trascorso non è stato un giorno della memoria come gli altri. Abbiamo sentito il bisogno di fare un piccolo gesto, come di inviare una delegazione del pri che si incontrasse con la comunità ebraica del ghetto di Roma e in un esercizio pubblico, per dare un minimo segnale ai commercianti della zona che vivono quasi barricati. Non avevamo mai visto il ghetto così poco frequentato. Preferiamo pensare che sia il freddo dei giorni della merla e non il timore di attentati, o le provocazioni deliranti di quella sigla senza volto che si chiama “militia”, In ogni caso, gli ebrei di Roma devono sapere che i repubblicani sono loro vicini. Il loro futuro è legato al nostro, come il nostro passato. Dalla comunità è emerso un sentimento di preoccupazione, dovuto forse anche ad una componente fatalista della religione ebraica, per cui quello che accade può tornare sempre ad accadere. La persecuzione del popolo ebraico si perde nella notte dei tempi e l’indifferenza non è stata minore dell’accanimento con cui questa si è consumata. Pensare che oggi la società sia cambiata, o che la solidarietà umana sia più forte, lascia il tempo che trova. L’orrore e la barbarie sono sempre stati capaci di rovesciare in un solo colpo i migliori costumi mostrandosi sempre pronte a scatenarsi. La Francia del 1789 fu la prima nazione occidentale a riconoscere i diritti religiosi degli ebrei e dare loro lo stato pieno di cittadini. La Francia di oggi è meglio che un ebreo la lasci in fretta, perché la situazione è incontrollabile, come si è visto poche settimane fa e potrebbe rivedersi presto. Il Belgio non sta meglio. E poi c’è tutto l’est Europa che ha una tradizione di pogrom che rende il mondo islamico un’ isola felice. Mentre in Europa gli ebrei venivano impiccati ad un gancio, nell’Islam erano tollerati purchè non si mettessero in testa di montare un cavallo invece che un mulo, o guardare un fedele di Maometto dritto negli occhi. Fa un certo senso anche sapere poi che in un contesto internazionale in cui le sinagoghe vengano attaccate e gli ebrei uccisi indiscriminatamente, il problema di Bruxelles è stato quello di votare una risoluzione a favore dello Stato palestinese. Come se tale questione palestinese dipendesse da Israele e non dal conflitto fra Hamas e Fatah. Se era per Israele, lo stato palestinese si sarebbe fatto nel 2001. L’Europa non si è ancora accorta, lo diciamo al commissario Mogherini, che lo Stato palestinese ha un senso solo per chi vuole distruggere Israele, sostenerlo oggi, è divenire complici di questa volontà di distruzione. Gli Stati arabi sono tutti in crisi, perché lo stato nazionale, così come lo concepivamo noi occidentali sulle spoglie del dissolto impero ottomano, non affascinano le popolazioni arabe, ma solo i loro sovrani. L’Europa dovrebbe preoccuparsi di difendere Israele, perché se mai cadesse Israele, è facile individuare il prossimo bersaglio nel mirino della guerra santa. A furia di assistere ad episodi come quelli avvenuti a Parigi, si finirà per comprenderlo.

Roma, 28 gennaio 2015